Ammobiliare una Reggia

Nel 1549 Eleonora di Toledo, moglie di Cosimo I, acquistò il Palazzo d’oltrarno dalla famiglia Pitti, destinandolo così per quattro secoli a diventare residenza sovrana fino all’avvento della Repubblica e alla trasformazione in museo. Cuore politico, privato ma propagandistico della corte, esso divenne luogo di committenza e collezionismo di arredi di primissima importanza storico-artistica come testimoniano i documenti, in alcuni casi veri e propri capolavori, esposti in questa sala.

Se davvero poco resta della fase Rinascimentale, i fasti tardobarocchi brillano ancora nelle opere d’ebanisteria e di commesso di pietre dure uscite dalle Botteghe Granducali, una serie di laboratori collocati in una parte della Galleria degli Uffizi che si occupavano della lavorazione del legno (con intarsiatori della levatura di Leonardo Van der Vinne), della fusione di bronzi e del commesso di pietre dure. Volute dai Medici a partire dalla fine del XVI secolo, le Botteghe rimasero operose fino all’arrivo dei Lorena nel 1738.

Lo stile di corte con i successivi sovrani lorenesi si adeguò alle nuove mode: con Ferdinando III si assiste alla trasformazione di alcuni ambienti secondo i dettami dello stile neoclassico, mentre sotto la dominazione francese Elisa Baciocchi, sorella di Napoleone, riarredò sale della reggia con mobili in stile Impero. Durante la Restaurazione, quest’ultimo venne adottato anche da Ferdinando III e dal figlio Leopoldo II, adeguando le severe linee della mobilia Impero ai vari revival stilistici richiamati in auge dagli esteti ottocenteschi, secondo un gusto che fu apprezzato anche, dopo l’Unità d’Italia, dai Savoia.

Proprio ai Savoia, infine, si deve l’ultima rinascita i quali, spogliando di mobili e supplettili altre sedi sovrane degli stati preunitari confluiti nel Regno d’Italia (Parma, Colorno, Lucca, Milano), elaborarono una versione tutta particolare dell’eclettismo che proponeva una sintesi delle "maniere" del passato, ma attraverso una disinvolta miscela di pezzi nuovi e antichi. Quest'ultimo episodio, che fece di Pitti un vero e proprio banco di prova dell'arredo del Quirinale, conclude la rassegna della sala che, attraverso una selezione di arredi vuole ripercorrere non solo gli episodi della storia del gusto, ma anche del Palazzo.

Leonardo Van der Vinne (notizie 1660 - 1713)

Tavolo
1664
Legno impiallacciato di ebano con intarsi di legni colorati e avorio
Inv. Mobili Artistici n. 753
foto
Originario delle Fiandre Leonardo Van de Vinne introdusse a Firenze, dove giunse poco dopo la metà del Seicento, un tipo di tarsia floreale sul gusto fiammingo le cui esuberanti composizioni furono assai apprezzate dai Medici. Sul piano del tavolo sono infatti rappresentati vari tipi di fiori, soprattutto tulipani, coltivati con passione nei giardini delle residenze granducali.

Botteghe Granducali e Leonardo van der Vinne

Inginocchiatoio
1687
Legno impiallacciato di ebano e palissandro, pietre dure e bronzo dorato
Inv. Oggetti d’Arte Pitti 1911, n.804
foto
La severa struttura architettonica di questo inginocchiatoio è impreziosita da ben sessantadue formelle di pietre dure circondate da cornicette di bronzo dorato. Il mobile fu eseguito espressamente per il Granduca Cosimo III ed è un prezioso documento circa l’attività delle maestranze di artigiani attive per le Botteghe Granducali dove si producevano gli sfarzosi arredi per la corte medicea.

Galleria dei Lavori in Pietre Dure

Piano in pietre dure raffigurante una composizione di vasi di porcellana
1797 circa
Inv. Oggetti d’Arte Pitti 1911 n. 934 (piano); Mobili Palazzo Pitti n. 13526 (base)
Il piano si orna di una articolata composizione di vasi eseguiti utilizzando calcedoni, diaspri, lapislazzuli e agate su di un fondo di pietra nefritica d’Egitto. Realizzato su disegno del pittore Antonio Cioci, che prese come modelli alcune porcellane ancora oggi conservate a Palazzo Pitti, documenta al massimo livello l’attività della Galleria dei Lavori in Pietre Dure.

Manifattura giapponese

Coppia di vasi
inizio XVIII secolo
Porcellana
Inv. Oggetti d’Arte Pitti 1911, n. 734
foto
I due vasi in porcellana di tipo Imari risultano presenti nelle collezioni granducali a partire dal 1791 e sono l’espressione di quell’interesse verso le manifestazioni artistiche dell’estremo Oriente che caratterizzò il collezionismo prima dei granduchi Medici e poi degli Asburgo-Lorena subentrati nel 1737 all’estinguersi di quella dinastia.

Manifattura francese

Cassettone
Terzo quarto del XVIII secolo
Legno laccato e incrostato di madreperla con rifiniture in bronzo dorato; piano di marmo verde antico
Inv. Mobili Palazzo Pitti 1911, n. 17094
foto
Eseguito in Francia poco dopo la metà del Settecento utilizzando pannelli giapponesi, il cassettone fu portato a Firenze dai granduchi lorenesi e risulta registrato negli inventari di Palazzo Pitti dal 1771. Si tratta di un mobile che ricalca, nella preziosità delle sue decorazioni, i modelli rococò in auge a Parigi intorno alla metà del Settecento.

Giovanni Socci (Firenze 1755 c. – 1842)

Scrivania
1807
Legno impiallacciato di mogano e radica d’olmo, applicazioni di legno e metallo dorato
Inv. Mobili Palazzo Pitti 1911, n. 14138
foto
L’originale arredo eseguito da Giovanni Socci fu commissionato dalla Regina d’Etruria Maria Luisa di Borbone; venne poi replicato dall’ebanista in altre tre versioni di cui una per Elisa Baciocchi con il piano in pietra nefritica d’Egitto anziché in legno. Il mobile documenta l’abilità dei mobilieri fiorentini capaci di coniugare l’armoniosità delle forme con una straordinaria tecnica costruttiva.

Manifattura di Sèvres

Coppia di vasi
1811
Porcellana
Inv. Mobili Palazzo Pitti 1911, nn. 12249-62
foto
La forma dei vasi discende dal celebre prototipo antico noto come Vaso Medici. Le decorazioni in oro ispirate a quelle dell’antico Egitto così come le vedute, raffiguranti le rovine del tempio di Hermopolis e le due rocce Djébéléin a nord del Cairo, dipendono dalle incisioni presenti nel volume di Dominique – Vivant Denon, Voyage dans la Basse e la Haute Ėgypte, edito nel 1802.

Manifattura di Sèvres

Coppia di vasi
1810
Porcellana
Inv. Oggetti d’Arte Pitti 1911 nn. 928 - 929
foto
I due vasi recano su di un fondo blu intenso rispettivamente le vedute della nuova strada del Sempione e quella del bacino del canale dell'Ourcq nei pressi della barriera della Villette. Si tratta di due opere firmate dal pittore De Marne realizzate dalla Manifattura di Sèvres durante il periodo napoleonico ed inviate a Pitti quando nel Granducato regnava Elisa Baciocchi, sorella dell’Imperatore.

Giuseppe Colzi, Paolo Sani (attivi tra la fine del XVIII e la prima metà del XIX secolo)

Poltrona
1829
Legno intagliato e dorato, sedile e spalliera imbottiti e rivestiti in stoffa di seta damascata gialla
Inv. Mobili Palazzo Pitti 1911, n. 12322
foto
La poltrona fa parte di un salotto ideato per arredare la Sala d’Ercole in Palazzo Pitti e composto da altri sette esemplari uguali e da un divano. La struttura lignea fu realizzata dall’ebanista Giuseppe Colzi per poi essere intagliata da Paolo Sani entro l’agosto del 1828 quando tutti i mobili furono consegnati al doratore Antonio Corazzi e successivamente al tappezziere Giuseppe Boninsegni.

Giuseppe Colzi, Paolo Sani (attivi tra la fine del XVIII e la prima metà del XIX secolo)

Poltrona
1833
Legno, intagliato e dorato, sedile e spalliera imbottiti e rivestiti in stoffa di seta damascata verde
Inv. Mobili Palazzo Pitti 1911, n. 12249
foto
La poltrona, insieme ad altri tredici esemplari uguali e a un divano, fu eseguita nel 1833 dallo “stipettaio” Giuseppe Colzi, insieme all’intagliatore Paolo Sani, per il nuovo salotto della Granduchessa Maria Antonia, detto Sala dei Pappagalli. La forma dei braccioli è stata ripresa in parte da un modello eseguito da Colzi stesso nel 1828 e in parte da un disegno dell’architetto Giovanni Poggi.

Giuseppe Colzi, Paolo Sani (attivi tra la fine del XVIII e la prima metà del XIX secolo)

Modello di poltrona
1828
Legno intagliato e dorato, cuscino e spalliera imbottiti e rivestiti in stoffa in velluto
Inv. MPP 1911, n. 22845
foto
Nel 1828 il granduca Leopoldo II volle dotare di sedili la nuova Sala d’Ercole. Scartate alcune proposte si optò per produrre un modello dove fossero presenti due varianti di supporti per i braccioli. Dal campione qui esposto, costruito dal Colzi e intagliato dal Sani, si ricavò la forma delle poltrone che arredano il Salotto della Regina e, in parte, gli esemplari della Sala dei Pappagalli.

Manifattura Lucchese

Coppia di consoles
1820 circa
Legno impiallacciato di mogano, in parte intagliato e dorato, applicazioni di bronzi dorati, piano di marmo bianco
Inv. Mobili Palazzo Pitti 1911, nn. 11882-33
foto
La coppia di consoles appare ispirata a precedenti modelli realizzati a Roma. Il gusto per ambienti decorati con vedute e ornati egiziani infatti trae origine dalle incisioni presenti nella raccolta Delle diverse maniere d’adornare i cammini edita nel 1769 da Giovanni Battista Piranesi e dalla successiva realizzazione della Stanza Egizia di Villa Borghese allestita nel 1782.

Federico Lancetti (Bastia Umbra 1814 - Perugia 1899)

Tavolo
1660
Legno intagliato e intarsiato
Inv. Mobili Palazzo Pitti 1911, n. 14142
foto
Il tavolo, che reca la firma dell’autore e la data 1860, fu eseguito da Federico Lancetti, ebanista perugino, per l’Esposizione Nazionale di Firenze del 1861. �ui l’arredo riscosse un notevole successo tanto da essere acquistato da Vittorio Emanuele II che lo collocò a Palazzo Pitti. Stilisticamente l’intarsio che orna il piano si rifà agli ornati di gusto tardo rinascimentale allora in gran voga.

Manifattura francese

Due coppie di candelabri
1829 c.
Bronzo cesellato e dorato
Inv. Mobili Palazzo Pitti 1911, n.11874 - 11877
foto

Giuseppe Cantieri (notizie 1838 – 1862)

Scrivania
1841
Legno intagliato, impiallacciato di mogano e intarsiato di ebano, agrifoglio, madreperla e avorio
Inv. Mobili Palazzo Pitti 1911, n. 12416
foto
Firmato e datato “1841. Giuseppe Cantieri di Lucca” il mobile si distingue per le forme ricercate e una ricca decorazione intarsiata, con ornati desunti dall’antico alternati a elementi naturalistici. Il medaglione al centro del piano, raffigurante una giovane donna, due putti alati e una colomba, fa supporre una destinazione femminile dell’arredo, come indicherebbero anche le sue dimensioni contenute.

Stipo a forma di Palazzo Pitti

Mobile in noce naturale con elementi decorativi intagliati e torniti, parti interne in pioppo
foto